La miccia di Siena fa tremare Roma. Ceccuzzi: pugnalato dal Pd

DAL NOSTRO INVIATO

SIENA — «Non è simpatico sentirsi pugnalare alle spalle dal proprio partito, ho provato profonda amarezza». Nel mezzo di un fine settimana stravacanziero, tra feste cateriniane e primo Maggio, Franco Ceccuzzi (insieme ad Alessandro Piccini foto TgR) prova a tenere insieme i cocci della sua maggioranza. «Ma gli spazi di ricucitura sono molto stretti», ammette il sindaco, che vorrebbe ripresentare in aula il bilancio per la metà di maggio. Il problema è che per quella data — il 15 o la settimana dopo — sarà difficile fare una manovra d’assestamento per ripianare i sei milioni di euro che mancano al consuntivo presentato venerdì. Più verosimilmente, spiega il sindaco, sarà possibile portare un atto d’indirizzo, che però ha un valore diverso. Ma «indipendentemente da come andrà il voto, anche se il bilancio venisse approvato si dovrà verificare l’esistenza di una maggioranza, altrimenti non resta che rimettere il mandato». Comunque sia, dice all’indirizzo dei frondisti, «credo che non sia possibile sottostare ad alcun ricatto. In Consiglio comunale ognuno si assume le sue responsabilità alla luce del sole. Il 19 maggio presenteremo i risultati del primo anno di mandato. Vediamo se sarà stato anche ultimo». Ceccuzzi insomma è pronto alle dimissioni, agita lo spettro del commissario, rivendica le scelte fatte di «discontinuità» («probabilmente in qualcuno ha prodotto qualche shock anafilattico») ed è sicuro che quanto accaduto avrà «ripercussioni anche sul Pd nazionale». E non a caso fra ieri e venerdì Ceccuzzi ha ricevuto la telefonata di Bersani, la solidarietà del vicepresidente del Senato Vannino Chiti, del presidente della Regione Enrico Rossi e di Andrea Manciulli. Il frutto della chiacchierata fra il segretario e il sindaco sta nelle parole del coordinatore della segreteria nazionale Migliavacca: serve una «verifica politica». Un pensiero ben condiviso da Bersani, che vuole chiarire la vicenda. Il caso politico ormai non è più soltanto senese. Anche perché, come osserva un autorevole dirigente del Pd romano, «Siena non è una città come tutte le altre e non si può trattare il Monte come se fosse una municipalizzata».
Il timore è che Siena sia la miccia che porterebbe allo scoppio di una guerra molto più grande. E le prime avvisaglie già ci sono, partono dalla provincia di Siena per allargarsi alla Regione. Venerdì a Castiglione d’Orcia, dove c’è un sindaco della Margherita, il Pd ha disertato la seduta in cui per l’appunto si sarebbe dovuto approvare il bilancio e lo stesso potrebbe accadere in altri Comuni nei quali i Monaci hanno dei loro sindaci, come Murlo e San Gimignano. In Regione invece lo scontro è già arrivato. Rossi dice che la crisi politica di Siena «è un fatto grave». E a settembre-ottobre ci sarà la verifica di metà mandato della presidenza del Consiglio, lo scranno di Alberto Monaci. Nel Pd toscano c’è chi pensa di fargli uno sgambetto, mentre il responsabile enti locali Stefano Bruzzesi prova a buttare parecchia acqua sul fuoco alla ricerca di nuovi equilibri. Loro, i frondisti, non arretrano di un passo. Monaci senior li segue da lontano e indica loro la strategia migliore. Ripete a tutti che il Consiglio comunale è sovrano e che la sua autonomia va rispettata. «Noi non abbiamo pugnalato nessuno. Avevamo presentato una mozione — dice Alessandro Piccini, che è anche presidente dell’assemblea — per rivedere le cifre messe a bilancio. Non ci basta un atto di indirizzo del sindaco, serve una manovra di aggiustamento che copra lo squilibrio». E quindi, «quando il bilancio sarà ripresentato se non ci saranno i sei milioni di disavanzo lo voteremo». Quanto alle minacce di espulsione, i sei dell’area ex Margherita (cui si è aggiunto da qualche tempo anche il consigliere Giancarlo Meacci, vicino alla Cgil), dicono: «La libertà intellettuale è una grande cosa, abbiamo anche litigato per cercare di tenere coeso questo partito».
Il resto della maggioranza e il sindaco però rimproverano i consiglieri d’aver approvato il bilancio di previsione ma, «in contraddizione», di aver bocciato quello consuntivo. «Il nostro non è un voto contro qualcuno. Noi siamo sempre stati coerenti, ci stiamo mettendo la faccia, abbiamo sempre detto durante le riunioni del gruppo le cose che non ci andavano bene. E non solo sul bilancio, ma anche sull’aeroporto», ribatte Piccini, che mette in dubbio la scelta che ha portato alla candidatura di Ceccuzzi: «Abbiamo fermato le primarie, quando forse potevamo farle». Insomma, come dice il Ceccuzzi, è dura ricucire. Anche perché i frondisti quando devono parlare del sindaco indicano la targa affissa sul Campo con la citazione di Dante su Provenzano Salvani, ghibellino, comandante nella battaglia di Montaperti, collocato tra i superbi nella Divina Commedia. «Liberamente nel Campo di Siena, Ogni vergogna deposta, s’affisse», c’è scritto sulla targa che ricorda quando Salvani — uno molto orgoglioso — si mise a chiedere l’elemosina per riscattare un suo amico prigioniero di Carlo d’Angiò.
Insomma, il dubbio viene: siamo tornati a Ds e Margherita (per non dire che siamo sempre rimasti lì)? Il deputato Antonello Giacomelli considera «comoda, sbagliata e fuorviante» la lettura delle vicende senesi come di uno «scontro fra ex» ricordando il patto fra Monaci e Ceccuzzi al tempo delle elezioni senesi. «Mi sembra esagerato evocare letture ideologiche o addirittura ripercussioni nazionali. Esistono livelli diversi che più opportunamente possono chiarire, riportare serenità e dare prospettiva e respiro ad un ragionamento nato in modo equivoco e angusto. A meno che la drammatizzazione di queste ore non sia solo una modalità senese, magari concordata, di attuazione di accordi personali». Il deputato Beppe Fioroni non se la sente di criticare la scelta dei 7 consiglieri e ridimensiona il rischio di possibile ricadute nazionali: «Tutto va inquadrato in una vicenda amministrativa del Comune. Metà del gruppo Pd aveva chiesto di realizzare un assestamento di bilancio per approvare il conto consuntivo. Il sindaco ha ritenuto di dover procedere diversamente. Adesso ci sarà un doveroso chiarimento politico-amministrativo. Invito tutti a non imboccare la scorciatoia della facile critica e della semplificazione, e a lavorare per ridare serenità a un Comune e per continuare a ben governare una città che, insieme, abbiamo vinto. Il sindaco saprà ricondurre la maggioranza a una ritrovata unità». Ceccuzzi però dice che la vicenda avrà echi sul Pd nazionale. «Sansone e i filistei — risponde Fioroni — finirono sotto le macerie. In questo caso le macerie sarebbero quelle del Comune di Siena e io lavoro perché questo non capiti». Il centrodestra invece esulta. Lega e Pdl chiedono le dimissioni del sindaco. «Il voto di ieri — dice il coordinatore regionale del Pdl Massimo Parisi — ha acclarato che al Comune, nonostante il “soccorso bianco” dell’Udc (che ha votato a favore del bilancio, ndr) non c’è più una maggioranza politica. Il sindaco ne prenda atto e si dimetta».

David Allegranti

CORRIERE FIORENTINO, 29/4/2012

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